Dal momento in cui iniziò la costruzione della nuova chiesa, nella mente di don Marcello Pola era già stata concepita l’idea di come utilizzare i locali della vecchia “Chiesina”: aveva anche individuato il nome che don Averardo Dini volle mantenere quando quegli ambienti, nel 1970, furono inaugurati e diventarono la Casa della Gioventù.
Nel suo discorso all’assemblea inaugurale il 19 dicembre del 1970 don Dini precisò: «Lasciate a noi preti lo spazio e la funzione di “ministri dei misteri di Dio” prendete voi laici lo spazio di ogni attività laicale: vi spetta per dovere e per diritto. A voi laici spetta il compito di vivere la vostra responsabilità laicale nella vita della comunità. La Casa della Gioventù (C.d.G.) è la vostra frontiera. Noi preti nella comunità siamo un momento, voi siete la vita; noi siamo cronaca, voi siete storia».
Nella visione di don Averardo la C.D.G. doveva essere «il secondo centro focale della comunità […], il secondo polmone della comunità, dopo quello liturgico, affinché la parrocchia potesse crescere e vivere in modo armonico» (AVERARDO DINI, Quel calice in mano Firenze, Edizioni IT. COMM. 2008, p. 79).
Negli anni Novanta del secolo lo scorso la Casa della Gioventù ebbe un’ulteriore ristrutturazione che l’ha resa così come la vediamo oggi.