Il funerale in chiesa

L’esperienza ci dice che oggi tante persone non conoscono più il significato dei gesti e dei riti che si fanno in chiesa durante le celebrazioni. Potrebbe essere utile leggere questa pagina, che spero possa aiutare a comprendere e a partecipare meglio.

Anche solo da un punto di vista umano, viviamo un momento importante: la morte di una persona della nostra famiglia, di un nostro amico, di un vicino di casa, di un collega, di un membro della nostra comunità parrocchiale…comunque una persona a cui siamo legati.

E questo ci tocca nel profondo, perché ci spinge a farci delle domande fondamentali:

Chi siamo?

Da dove veniamo e verso dove siamo diretti?

Che ne sarà di noi dopo la morte?

Che senso hanno i nostri legami?…

Insomma la morte è semplicemente la conclusione definitiva della nostra vita o c’è anche altro? E ci sono solo duepossibilità: o non c’è nulla, o c’è tutto!

La fede cristiana intercetta tutte queste domande e offre una risposta alla luce del Vangelo di Gesù Cristo. La morte non è la fine, la semplice conclusione di una vita, ma il passaggio a una vita nuova, alla vita eterna, perché Gesù è morto e risorto, ha vinto la morte e ha promesso la stessa realtà a chiunque crede in Lui.

E la fede è il fondamento della nostra speranza: anche noi risorgeremo con Lui! Ecco perché le esequie dei battezzati si celebrano in chiesa, compiendo così un rito di commiato, di suffragio, di ricordo nella preghiera, di affidamento a Dio del defunto, facendo memoria della morte e della risurrezione di Gesù.

E si celebrano spesso durante la Messa: l’Eucaristia è il pane della vita eterna (Gv 6,51-58) e il farmaco dell’immortalità, così l’hanno definita i Padri della Chiesa.

Dentro la chiesa-edificio, fatta di mattoni, noi “Chiesa-comunità” preghiamo insieme come corpo di Cristo. Grazie al sacramento del Battesimo siamo stati inseriti in Gesù. La parola “Battesimo” vuol dire infatti “immersione”: uniti a Lui, Figlio unigenito del Padre, siamo diventati anche noi, in Gesù, tutti figli di Dio.

Ecco perché il Battesimo è al centro del rito delle esequie.

Accanto alla bara, in chiesa, c’è il Cero pasquale acceso. Nel giorno del nostro Battesimo dal Cero pasquale il nostro padrino accese per noi una candela simbolo della luce di Cristo risorto che ha vinto le tenebre del peccato e della morte. Per tutti la luce è vita e il buio è morte. Anche le piante muoiono senza la luce. Si dice che un bambino quando nasce è “venuto alla luce”, così quando si rinasce nel Battesimo si viene alla luce in Cristo.

Si inizia sempre la nostra preghiera: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Abbiamo ricevuto il Battesimo proprio con queste parole: “Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Verso la parte finale della celebrazione, nel rito delle esequie, viene usato il segno dell’acqua. Se ci pensi, l’acqua è contemporaneamente per noi simbolo di morte e di vita: sott’acqua si muore, ma abbiamo bisogno dell’acqua In ricordo delBattesimo si benedice la salma con l’acqua benedetta. È un modo per rivivere la grazia di quel sacramento che ci ha unito indissolubilmente alla morte e alla risurrezione di Cristo, facendoci diventare pienamente figli di Dio.

Poi c’è un altro segno: l’incenso. Questa resina che bruciando produce un fumo profumato è il simbolo della lode e dell’onore che spetta a Dio e alle cose sante. Nella liturgia si incensa il Santissimo Sacramento, l’Altare, il libro delle Sacre Scritture, le immagini della Madonna e dei Santi…

E anche il nostro corpo è santo perché con il Battesimo diventa “tempio dello Spirito Santo”. Il corpo mortale è destinato alla risurrezione, non a rimanere prigioniero del sepolcro o semplicemente tornare in polvere. Basta pensare a quanto ci raccontano i Vangeli della risurrezione di Gesù. Il sepolcro fu trovato vuoto. Evidentemente, anche il corpo che Gesù aveva preso nascendo dalla Vergine Maria, un corpo mortale, partecipa della gloria della risurrezione.

Compiendo i gesti della benedizione e dell’incensazione il sacerdote gira intorno alla bara, come a circondare la salma, come a ricapitolare tutta la vita vissuta dal defunto e ri-orientarla a Dio. E poiché il fumo dell’incenso sale verso l’alto, è simbolo della nostra preghiera che sale verso il Signore e accompagna il defunto nel suo passaggio da questo mondo al Padre.

La preghiera della Chiesa è celebrazione della Pasqua di Gesù Cristo e anche suffragio, richiesta di perdono per i peccati che noi uomini commettiamo nella vita. Così più volte, in diverse preghiere, invochiamo il Signore, perché come giudice misericordioso accolga il nostro fratello/la nostra sorella nella pace del suo Regno con Maria, gli Angeli e tutti i Santi.

Anche i fiori hanno il loro significato. Da una parte possono ricordare il giardino nel quale si trovava il sepolcro dove fu messo il corpo di Gesù dopo la sua morte in croce (Gv 19,41) e da dove è risorto. Dall’altra, essendo fiori recisi, ricordano la bellezza vincolata al tempo della nostra vita sulla terra, la nostra provvisorietà: l’essere umano è davvero come il fiore del campo (Sal 103,15-16).

Spero che queste parole possano aiutare a comprendere qualcosa del mistero della fede cristiana, nella certezza che il Signore Dio che si è rivelato donandoci la sua Parola prima di tutto voleva farsi capire da noi: nessuno parla sperando che chi lo ascolta non capisca. Dalla Parola ascoltata e compresa nasce la risposta della fede, che addirittura va oltre quello che possiamo comprendere e ci introduce nella speranza della vita eterna.

Io sono la risurrezione e la vita.
Chi crede in me anche se muore vivrà;
e chiunque vive e crede in me,
non morrà in eterno.
(Gv 11,25)

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